
Mezza partenza, che fatica…
Se la piccola di casa è già stata un paio di settimane in provincia, ospite della zia e della nonna, ovvero della mia famiglia, adesso tocca al “fustacchione”: non vuole mancare l’appuntamento estivo con la cugina di qualche anno in più, che per lui è sempre stata una sorta di faro.
Quindi siamo in partenza, ma come sempre, cercando di fare le cose in modo intelligente, ci stiamo facendo travolgere dalla fatica. Abbiamo iniziato con la valigia, che devo dire è di routine: due felpe pesantucce e un paio di pantaloni lunghi, non si sa mai, per il resto magliette e pantaloncini al ginocchio. Per lo zaino con il materiale per i compiti idem: solo un paio di libri, le dispense, il raccoglitore, l’astuccio. Poi, come in ogni partenza, Ettore non deve dimenticare il kit di medicine, quelle per eventuali attacchi d’asma e il vaccino sublinguale.
Ma il bello viene ora: il contadino di famiglia, non vuole lasciare a Milano le sue colture, così dovrò mettere nel baule i vasi con piantine di pomodori, basilico, melanzane, cavolo. Perché di me, che sarò in città per un’altra settimana, si fiderebbe, ma per agosto, l’idea di lasciare tutto nelle mani del portiere, che chiama “ciarlatano”, mio figlio non la digerisce. E non posso nemmeno dargli tutti i torti. Allora, sotto il sole, dovrò stendere nel baule della macchina nuova, che mio marito mi ha appena regalato, dei fogli di giornale su cui posare una cassettina, per evitare di sporcare il gioiellino a motore. Finito con i riti della partenza? Eh no, perché dobbiamo portare il nostro cagnolino da quello di mia sorella, per farli conoscere, quindi all’evento non può mancare Clara. E quando i miei figli sono assieme non fanno per due ma per otto. Almeno, per ora, i gatti restano a Milano con il consorte, mentre tocca a me il tragitto della speranza: che il cagnolino non debba fare bisogni, che non si senta male, che i due figli non litighino troppo. Ce la posso fare? Chi può dirlo…